Le notizie che giungono da Roma sono confortanti. Il Maggio musicale e i suoi 300 lavoratori possono tirare un sospiro di sollievo, grazie all’impegno delle istituzioni. Non possiamo che essere soddisfatti anche perché il rischio di un avvitamento nella spirale della crisi era evidente e concreto, dopo quanto rilevato dal commissario Cutaia.
Non possiamo nemmeno però dimenticare che da troppi anni il Maggio si trova periodicamente ad affrontare delle crisi più o meno drammatiche che ne hanno messo a rischio l’attività, se non l’esistenza stessa.
Come istituzione culturale, e di alta formazione musicale, il nostro Conservatorio non può chiamarsi fuori da questa vicenda. Noi siamo pronti ad offrire al Maggio la storia ed i percorsi didattici di eccellenza che il nostro Conservatorio vanta. Non sulla carta, ma nella pratica quotidiana che è fatta di impegno, dedizione e talento.
Di contro vorremmo che il Maggio fosse in grado di recepire questa disponibilità, attraverso una permeabilità maggiore di quanto finora è stato. Il protocollo di intesa che abbiamo siglato recentemente è un primo, importantissimo passo. Ma altri ne devono seguire. Una istituzione culturale di tale prestigio ha il compito di dare e dare molto alla nnn, alla regione e allo Stato, considerando le risorse che la comunità nazionale e locale impegna su di esso. Sarà questo il momento in cui si gira pagina?
Innanzitutto va cambiaton approccio e mentalità! Il Commissario, e auspicabilmente futuro Soprintendente, Onofrio Cutaia, potrebbe darci garanzie sul nuovo corso. Non siamo la Scala, siamo il Maggio, e non siamo a Milano, siamo Firenze. Prima se ne acquisirà consapevolezza fra gli amministratori e meglio faremo.
E’ necessario dunquej lavorare nell’interesse generale con lungimiranza, mettendo al centro dell’azione di governance qualità, competenza e abnegazione. Le altre Fondazioni si sono allineate in percorsi di sobrietà, dopo lo sforzo che facemmo come parlamentari e come Ministero, nella scorsa legislatura.
Ora è il momento di dimostrare che anche Firenze lavorerà bene. Investiamo in qualità, ma recuperiamo anche il ruolo sociale del Maggio. Apriamo ai giovani, agli studenti, ai ragazzi delle scuole, ai cittadini tutti. Politiche dei prezzi innanzitutto. Basta con il teatro per pochi eletti, si dia la disponibilità degli spazi anche agli altri soggetti culturali, e non solo, della città, si investa in collaborazioni con le altre Fondazioni e si condividano spettacoli e artisti. Restituiamo al Maggio quel ruolo di motore culturale che sappia unire l’eccellenza della con la capacità di coinvolgere il territorio, in un rapporto finalmente virtuoso.
Più forte è il Maggio, più forti saremo tutti. Ma ora tocca al Maggio battere un colpo. Noi ci siamo e ancor più ci saremo.