Laboratorio
Danzare la tradizione popolare: dinamiche e modelli di trasmissione nel setting educativo
Docente Noretta Nori
a cura del Dipartimento di Didattica della Musica
Villa Favard, Sala dei Giochi
Sabato 1, 15, 22 febbraio 2025 ore 10.00 – 13.00 e 14.00 – 17.00
Partendo dalla riflessione sul concetto di “tradizione”, verranno trasmesse alcune danze popolari di repertorio italiano in cui è possibile ravvisare delle differenze fondamentali nell’organizzazione formale.
Sono tipiche delle regioni del Centro-Nord le danze a struttura chiusa [gighe, manfrine, courente ecc. ] in cui c’è una forte corrispondenza tra la struttura melodica e la struttura coreutica e ad ogni frase musicale corrisponde una frase coreutica formata da determinati passi.
Tipiche delle regioni del Centro-Sud sono, invece, le danze a struttura aperta [pizzica di area pugliese, tarantelle di varie aree, saltarelle di area abruzzese ecc.] in cui non c’è corrispondenza tra frasi melodiche e frasi coreutiche, ma solo un fortissimo legame tra i passi e il ritmo musicale.
In entrambi i modelli di trasmissione dei saperi si espleta la funzione comunicativa e sociale- aggregativa della danza, ma il primo può essere anche messo in relazione ad una funzione adattativo -formativa e quindi regolativa e rassicurante all’interno del setting educativo, perché basato sull’apprendimento di balli ben formalizzati. Il secondo modello, invece, risponde a modalità di esplorazione libera del movimento e tende a finalità cognitive ed emozionali individuali, tuttavia da elaborare creativamente e costruire secondo modalità interpretative tradizionali. Ma esistono molte tradizioni culturali in cui i due modelli possono coesistere a livelli strutturali diversi [balli sul tamburo di area vesuviana, spallate delle aree abruzzese e molisane] riconfermando le due componenti fondamentali nella pratica individuale e collettiva della danza popolare: la dimensione sociologica da un lato ed i bisogni emozionali dall’altro.