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L’ELISIR D’AMORE

L’ELISIR D’AMORE 
Melodramma giocoso di GAETANO DONIZETTI
TEATRO GOLDONI 
20 e 21 GIUGNO 2024 ore 20.00

Direttrice d’orchestra
Concetta Anastasi

Regia
Francesco Torrigiani

Maestro del coro 
Michele Manganelli

Assistente di regia 
Anna Tereshchenko 

Luci
Lucilla Baroni

Direzione di scena
Laura Lombardi

Scenografia e costumi
Scuola di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Firenze

Personaggi e interpreti

Adina
Beatrice Caterino/Dina Borisova (21)

Giannetta
Lucrezia Tacchi/Anna Vigori (21)

Belcore
Gonzalo Godoy Sepulveda/Filiberto Francesco Bruno (21)

Nemorino
Yukang Zheng/Bingchen Liu (21)

Dulcamara
Matteo Torcaso


INFO E BIGLIETTI


Teatro Goldoni
Via Santa Maria, 15
Firenze


Note di regia di Francesco Torrigiani

… Nessun maggior dolore
Che ricordarsi del tempo felice
Ne la miseria …

C’È POCO DA RIDERE (?)
Untitled#4 da Today's Life and War (2008) di Gohar Dashti è pubblicata per gentile concessione dell’autrice.

Il racconto che abbiamo costruito risponde in primis, come ogni nostra produzione, ad una progettazione didattica. È da tempo che abbiamo avviato una collaborazione tra studenti e docenti del Conservatorio Cherubini e dell’Accademia di Belle Arti, che si presenta come nucleo di collaborazione pratica tra le due istituzioni,  nell’ottica anche di dare senso didattico, artistico e di terza missione al costituendo Politecnico delle Arti.

La produzione di Elisir d’amore  arriva, quindi,  dopo un anno di lavoro didattico, tecnico e teorico, sulla funzione del teatro e sulle funzioni nel teatro: con gli studenti di canto, di pratica dell’accompagnamento pianistico, di scenografia e di costume teatrali, abbiamo fatto un percorso di riflessione su cosa significa “fare teatro”, anche oggi, anche in questo momento tribolato della nostra storia, prima di addentrarci tutti insieme nel testo che stavamo per interpretare.

Il racconto teatrale si intende, nel suo bisogno di essere rappresentato, come racconto all’oggi: una interpretazione del testo scenico non può non essere collegata in qualche modo al pubblico che, qui ed ora, vi assiste e lo spettatore usa per ricondurre il racconto scenico alla propria esperienza di vita, singolare e collettiva. Ancor’oggi è maestra la definizione che Strehler faceva del teatro: un luogo in cui una comunità liberamente si riunisce per ascoltare una parola da accogliere o respingere. E dunque il testo di Romani e Donizetti ha, da subito, rappresentato per noi una voce con cui dialogare – consci dei nostri mezzi – con il nostro tempo, con la nostra comunità.

La storia di Nemorino, ingenuo eroe della storia –puro folle di amore, che incarna la potenza d’amore, che percorre la vita sordo ad ogni altro impulso che non sia nato da esso, e Adina – ricca, colta, capace di tenere testa alle avances di Belcore come alle truffaldine offerte di Dulcamara, una donna che sa stare al mondo, ma con la paura di amare profondamente un solo uomo: questa storia è sviluppata dal libretto “in un villaggio nel paese dei baschi” e sembra voler parlare di una periferia del mondo, di una piccola comunità racchiusa in sé: un’isola serena.

In questa isola penetrano due personaggi estranei al villaggio, che appartengono al Mondo, che lo percorrono e lo conoscono, ancora da libretto:

Belcore, sergente di guarnigione nel villaggio
Il dottore Dulcamara, medico ambulante.

Un militare che gira il mondo, a guardia armata del territorio, ed un medico, che invece il mondo lo gira per “curarlo”, per fare il bene delle persone: ovviamente questi due personaggi sono virati alla maschera, emuli di Capitan Fracassa o del medico Balanzone, ma restano due funzioni opposte del racconto: il primo un ottuso macho giuocato dalla donna che intenderebbe sedurre, il secondo un venditore di sogni che, malgré lui, di fatto vende un elisir che il suo effetto magico lo fa.

L’elisir è protagonista simbolico, per la vittoria di Nemorino – una sorta di Ninetto Davoli d’altri tempi (ci si ricorda più del silenzioso, poetico, sovversivo sorriso del contadino al passaggio del Cristo tradotto in Gerusalemme in Vangelo secondo Matteo?), un piccolo Parsifal capace di conoscere il mondo con il solo cuore. Questo giovane “idiota” – a suo stesso dire – trionfa sulla sicumera della visione guerresca del mondo, della visione bellica della vita di Belcore. Un trionfo d’amore che è ridicolizzazione della guerra, poesia della natura che sconfigge la stupidità del male: un trionfo celebrato dalla “caduta” della “fortezza” Adina, personaggio che incarna la capacità umana di rivoluzionare sé stessa nell’amore.

A raccontare tutto questo oggi, al nostro tempo, al nostro mondo, in cui come in una foto di Gohar Dashti, convivono combattendo questi due opposti valori, sembra che L’Elisir d’amore sia dunque una favola di una età dell’oro irrimediabilmente passata, da cantare, con Francesca, con nel cuore un passato felice guardato da questo nostro misero tempo.

Dedichiamo questo nostro lavoro ai nostri studenti che, provenendo da parti del mondo in conflitto, da sistemi politici ed economici in competizione, da diverse culture religiose, portano avanti la loro silenziosa resistenza quotidiana, amandosi, rispettandosi, crescendo insieme nel nome del Teatro.

Francesco Torrigiani, regista
giugno 2024

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