Produzione a cura del Conservatorio di Musica Luigi Cherubini di Firenze
Ideazione, progettazione e costruzione scene a cura dell’Accademia di Belle Arti di Firenze
Le Nozze di Figaro
Spettacolo itinerante al pianoforte nei luoghi della Villa Favard
22 e 23 luglio 2022, ore 18
[Le prenotazioni sono chiuse per esaurimento dei posti disponibili]
NOTE DI REGIA
Diverse erano le strade che avevamo davanti quando abbiamo scelto Le nozze di Figaro per tornare a recitare in pubblico con i nostri studenti dopo letante esperienze pre-pandemia: il capolavoro mozartiano non solo si presta ainfinite letture e adattamenti ma è probabilmente il testo in assoluto più didatticamente esemplare per un interprete che si sta formando.
Già ormai diversi anni fa facemmo una versione itinerante nei luoghi della Villa, sfruttando la fortunata coincidenza della ambientazione della storia di Da Ponte che appunto in una villa si svolge; ma questa volta abbiamo potuto contare sulla preziosa collaborazione dell’Accademia delle belle arti di Firenze, con la quale avviamo in questa occasione una collaborazione progettuale interdipartimentale per il teatro musicale che ci consentirà di programmare insieme le nostre principali iniziative nel prossimo futuro.
Il mondo dell’arte si è posto al centro delle nostre riflessioni comuni fino a diventare il “fuoco” della nostra ambientazione: gli spazi dell’azione scenica diventano quindi spazi espositivi di opere d’arte contemporanea, ispirazione degli scenografi dello spettacolo, a raccontare una Villa Favard che diviene museo privato, galleria di un ricco mecenate d’arte.
Di pensiero in pensiero, di riflessione in riflessione, il gioco mentale della definizione del luogo scenico imponeva la drammaturgia dello spettacolo, lo sviluppo del soggetto ispirato dal libretto. Così il Conte di Almaviva, un tempo innamorato dell’arte e della persona di una allora giovane artista cui si era legato con un matrimonio fondato sull’amore fisico non più che sulla fascinazione artistica che l’artista Rosina esercitava, è ora stanco di un rapporto logoro che ha sviluppato una nevrosi che lo porta ad esercitare il suo dongiovannismo verso tutte le donne che girano attorno al suo museo e tra queste in primis verso la modesta ma orgogliosa Susanna, addetta alle pulizie del museo, domestica della Contessa, e fidanzata in procinto di sposarsi con l’autista del padrone.
La crisi matrimoniale della coppia padronale, motore dell’azione e centro dello scioglimento del lieto fine, impone invece alla Contessa una depressione che è anche blocco creativo, caduta di autostima e di quell’ego che è necessario allo sforzo artistico per lo sviluppo della carriera di Rosina, un tempo indubbiamente aiutata dall’essere legata a un grande gallerista internazionale ed ora dimenticata non solo come moglie, ma anche come artista.
L’arrivo di un giovanissimo quanto seduttivo giovane artista alle prime esperienze – quasi uno stagista di un’accademia? – è dunque il naturale oggetto delle attenzioni della Contessa, che in Cherubino vede dunque non solo un giovane avvenente, ma anche un oggetto da guardare con occhio creativo, modello per ispirazione non meno che oggetto del desiderio che risveglia quindi appetiti sessuali quanto ispirazioni creative.
Tra eccessi di privatissimi vizi e abbandoni depressivi cui assiste tutto il parterre di dipendenti e “annessi” della galleria Almaviva, la storia coinvolge una Marcellina divenuta capo turno della ditta delle pulizie per cui lavora la stessa Susanna, un Don Bartolo come un fallito capo ufficio per l’amministrazione del museo, un Basilio prezzolato eccentrico critico d’arte alle “dipendenze” del Conte e l’immancabile etilico giardiniere Antonio con la liceale figlia Barbarina.
La trasposizione, nata quasi per gioco dalla natura della collaborazione istituzionale, per gioco poi si è declinata negli strumenti visivi da offrire alla lettura dello spettatore: dalle opere fonte di ispirazione per le installazioni sceniche scelte, fino alla scelta dei costumi, caratterizzati da un forte impatto cromatico e da un vago sapore di anni passati del novecento non meno che da un certo sapore alla “Anderson”, per uno spettacolo che intende – nella soppressione dell’apporto orchestrale sostituito dal pianoforte e da un rapporto intimo quasi numericamente paritario tra attori e spettatori – rivelare al massimo grado l’aspetto più strettamente di intreccio drammatico dell’avventura dell’eroe protagonista della trilogia di Beaumarchais.
Francesco Torrigiani
Il Progetto ” LA SCENOPLASTICA” è nato con l’intento di creare l’interdisciplinarietà tra le Scuole e i Dipartimenti all’interno della Didattica Accademica che già da qualche anno si occupa di sensibilizzare gli studenti a vivere “IL TEATRO” attraverso la realizzazione di oggetti di scena, fondali ecc. Quest’anno il progetto si è allargato con i nostri vicini di casa e si è stretta una collaborazione con il Conservatorio Cherubini.
Maria Rosaria Manigrasso
Villa Favard, Via di Rocca Tedalda – Firenze
Per accedere agli spettacoli è consigliato indossare i dispositivi di protezione delle vie respiratorie in ottemperanza alle disposizioni governative vigenti previste per tutti i luoghi di cultura italiani