Denominata anticamente Palagio dei pini, la villa di Rovezzano appartenne alla famiglia dei Cerchi, che nel 1493 la cedette ai Bartolini.
Agli inizi del Cinquecento, Zanobi Bartolini dette l’incarico a Baccio d’Agnolo di restaurare l’edificio e di progettare la sistemazione dello spazio esterno. Questi propose uno schema di giardino extraurbano caratterizzato da un grande prato antistante la villa. Nel 1823 il principe Stanislao Poniatowsky acquistò la proprietà, che fu venduta dai suoi eredi nel 1855 alla baronessa Fiorella Favard de l’Anglade.
Suzanne Bacheville, futura baronessa Favard, donna intelligente e di una certa cultura, ma non di nobile nascita, riuscì a trasformare la propria villa in un centro di cultura, dove si potevano incontrare i maggiori intellettuali ed artisti del tempo. La baronessa incaricò Giuseppe Poggi di eseguire i lavori di ammodernamento ed abbellimento dell’edificio e del giardino. L’architetto progettò una scuderia, un nuovo viale d’accesso sulla via Aretina e la costruzione di una cappella, in seguito decorata con affreschi di Annibale Gatti e Giovanni Duprè.
Il parco venne ristrutturato secondo il tipico schema all’inglese, furono piantati, oltre una gran quantità di piante autoctone (querce e lecci), numerosi alberi di gusto esotico tra i quali cedri del Libano e magnolie. I viali vennero bordati da olmi inframmezzati da siepi di rose. L’impianto classico del giardino antistante la villa fu mantenuto, con le sue siepi di alloro potate in forme geometriche, e ornato da una vasca circolare e vasi con piante di limone. Fu mantenuto anche il piccolo labirinto di bosso di cui adesso si sono perse le tracce.
Furono costruite due serre in ferro e vetro per il ricovero dei limoni e delle piante tropicali. Con la morte della baronessa Favard (1889) iniziò il periodo di decadenza, che la videro trasformata in ospedale militare dal 1917 al 1922 e che culminò con l’occupazione della villa da parte delle truppe tedesche durante l’ultima guerra mondiale.
Nel 1949 tutto il complesso fu dato all’Opera Pia Madonnina del Grappa. Negli anni settanta, l’apertura della via Rocca Tedalda ed il frazionamento dell’intera proprietà ne alterò definitivamente la struttura originaria, separando la villa dal grande viale d’accesso sulla via Aretina, dalla cappella gentilizia e dal parco.
Attualmente il parco è di proprietà del Comune di Firenze e la villa è sede distaccata del Conservatorio musicale Luigi Cherubini.
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